Sul rapporto di coppia una premessa è d’obbligo: generalmente si ritiene che la coppia sia fondata su una diade, l’Io ed il Tu. Niente di più errato.
La coppia nasce da una diade, ma per sopravvivere nel tempo necessita di evolversi in una triade: l’Io, il Tu ed il Noi.
Il Noi è la relazione stessa, inteso come spazio di condivisione e progettualità reciproca. Senza di esso la diade o diventa una monade fusionale o permane in una dualità senza nessun fine.
Molti di noi vorrebbero cambiare i comportamenti del partner, ma è possibile?
Ritengo che possiamo cambiare il partner solo in qualche suo atteggiamento.
Anzi se ci ostiniamo a volerlo cambiare otterremmo il solo risultato di farlo sentire poco capito, poco apprezzato e poco amato.
Semmai il cercare di cambiare il partner nasconde una problematica di tipo relazionale che non si vuole riconoscere.
A volte questa ostinazione nasconde una vera dipendenza affettiva, non si riesce a vedere il partner per quello che è realmente, ma per quello che potrebbe essere, se accettasse di essere cambiato da noi.
La psichiatra Marta Selvin Palazzoli usa il termine Ibris a denotare l’assurda, sconsiderata, inutile presunzione di farcela. A questo punto, soggetto del cambiamento non deve essere il partner ma la relazione stessa, salvando così, l’unicità e l’individualità dei componenti della stessa.
Ed intervenendo sulla relazione si crea un processo circolare foriero di quei cambiamenti del partner che si desiderano, oltre ad avere un cambiamento anche su noi stessi.
Il processo circolare è del tipo: cambia la relazione, cambiamo noi, cambia il partner, cambia la relazione.
Vorrei citare al riguardo un brano di Gibran:
L’amore, come un corso d’acqua, deve essere in continuo movimento.
Ma che cosa accade alla maggioranza delle coppie? Credono che le acque del fiume scorrano per sempre, e non se ne preoccupano più. Poi arriva l’inverno, e le acque gelano.
Solo allora comprendono che niente, in questa vita, è assolutamente garantito.
Facciamo in modo che la nostra relazione non geli e non diventi qualcosa di assolutamente garantito.
Ma come s’interviene sulla relazione e quindi sul NOI. Migliorando la comunicazione all’interno del processo relazionale.
Spesso ci si lamenta che il proprio partner presta poca attenzione alle nostre esigenze , ai nostri discorsi, alle nostre richieste, a differenza di ciò che facciamo noi. Ma siamo proprio sicuri che noi gli prestiamo quell’attenzione e quell’ascolto che noi vorremmo a nostra volta.
Miglioriamo la comunicazione, in tal senso. Passiamo ad un’autentico interesse ed ascolto verso il partner, di tipo empatico. Prestiamogli un’ascolto attento, anche in maniera non verbale, attraverso carezze, sorrisi e quant’altro.
Consideriamo il partner come il nostro migliore amico. Confidiamogli sogni, emozioni, progetti, siamo aperti e sinceri . Accettiamo l’altro così come è e non cerchiamo di cambiarlo.
A questo proposito ricordiamo l’insegnamento di G.Galilei . Non puoi insegnare nulla ad un’uomo, puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di sé.
Inizialmente il partner rimarrà sorpreso dei nostri nuovi atteggiamenti. Probabilmente si ritirerà sulla difensiva. Noi avremo l’impressione di aver fatto un buco nell’acqua.
Ma se avremo pazienza e determinazione, i frutti del cambiamento non tarderanno. E cambieranno tutti e tre i termini della relazione. Noi ed il partner cambieremo, senza grandi stravolgimenti e preservando la nostra individualità, ma soprattutto la relazione sarà cambiata, di quei cambiamenti che desideravamo originariamente nell’altro.
Il vero cambiamento avviene anche quando smettiamo di cercare di cambiare l’altro e cerchiamo di cambiare dentro noi stessi.
Dott. Roberto Cavaliere
Quanti problemi in meno con un “no” detto al momento giusto e con il giusto tono…
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