Problemi di coppia: come possiamo capire se è una storia è davvero “sbagliata” o se invece può servire per traghettarci in un’altra fase della vita?
Spesso le donne si illudono che esista un sentimento d’amore senza condizioni, un amore romantico che annulli le differenze tra i partner invece di elaborarle nel reciproco adattamento.
Ma un amore idealizzato di questo tipo tenderebbe a cristallizzare il rapporto in una dimensione immobile, come se non si riuscisse ad accettare l’idea che inevitabilmente il tempo porterà dei cambiamenti nella vita dei due partner.
La presa di coscienza delle diversità (che dovrebbe rappresentare il naturale passaggio dall’innamoramento alla relazione vera e propria) diventa spesso un momento di divisione, quando ci si convince, magari erroneamente, di aver scelto un partner “sbagliato”.
Nella coppia che vuole durare, l’amore deve trasformarsi continuamente, bisogna prendere coscienza di aspetti reali (sia positivi che negativi) che esistono in sé e nell’altro e della propria incapacità (e impossibilità) di soddisfare tutte le aspettative dell’altro.
In ogni rapporto esiste ambivalenza (coesistenza tra amore ed odio, alternanza di attaccamento e di allontanamento), ma spesso, di fronte alle prime crisi o a delle aspettative deluse, ci si ferma e ci si convince che il partner non va bene per noi.
Ogni crisi può essere costruttiva perchè obbliga a dialogare con se stessi e con la persona che è accanto, può spingere ad indagare sui propri bisogni, desideri e aspettative così da evitare l’errore di proiettarli sull’altro per poi restare inevitabilmente delusi.
Una coppia che parla molto, che trova compromessi, nella quale i partner cercano di restare il più possibile veri, autentici, una coppia che non perde la voglia di spiegarsi e di incontrarsi su un piano intimo per quanto aspri o frequenti siano gli scontri, è probabilmente una coppia destinata a durare a lungo.
Perché è così difficile, a volte, finire una relazione?
La fine di un rapporto costringe innanzitutto ad affrontare se stessi, a guardare i propri sentimenti accettandone l’ambivalenza e le contraddizioni.
Spesso chi se ne va è il più forte psichicamente, chi prende l’iniziativa della rottura del rapporto possiede già dentro di sé la forza necessaria per superare gli inevitabili disagi.
Chi viene lasciato prova dei forti sentimenti di rancore per l’ex compagno e accettare del tutto la separazione sembra impossibile. Subentra un forte desiderio di rivalsa per i torti subiti e contemporaneamente rimane viva l’illusione che l’altro potrebbe forse ritornare.
Non è certo facile imparare a gestire la propria solitudine e la peggior reazione (purtroppo però anche la più frequente) è chiudersi in se stessi, colpevolizzarsi, cadere in una crisi di autosvalutazione, credere di non poter amare o di non poter essere amati più da nessun altro.
Tagliare un legame infelice all’interno del quale mancano intimità,comunicazione, eros (anche se all’inizio questi problemi non vengono riconosciuti da entrambi i partner) fa paura, certamente disorienta, però, nel vuoto della assenza, può piano piano aprirsi la strada una rinascita personale, costruita sulla fiducia in sé e sull’importanza dei legami affettivi.
Ciò che siamo nella vita, o ciò che diventiamo, è determinato anche dalle nostre esperienze di perdita e dal modo in cui le viviamo, le metabolizziamo ed eventualmente le superiamo. Capire come affrontiamo una separazione ci può aiutare a conoscere meglio anche la nostra personalità.
Dopo una crisi si può scoprire di aver imparato qualcosa in più sulle proprie possibilità e i propri limiti, possono cambiare punti di vista, e può nascere il bisogno di contatti più autentici fino all’auspicata sensazione di “rinascita”
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