Love coach: amore omosessuale
Si sente spesso dire che un ragazzo o una ragazza gay può avere enormi problemi ad accettarsi.
Questa affermazione può avere certamente un senso ma è bene capire in modo chiaro che cosa significhi accettarsi e quali siamo i meccanismi tipici della accettazione / non accettazione.
Il problema dell’accettazione dell’essere gay è strettamente connesso all’età nella quale ci si riconosce come gay.
1) La maggioranza dei ragazzi/e gay, 70% e oltre, ha avuto fin dall’origine una sessualità esclusivamente gay.
Per questi ragazzi la parola sessualità ha significato sempre e solo omosessualità, per loro, il disagio di accettarsi come gay non è lacerante, sono cresciuti come gay. potranno avere problemi legati all’educazione più o meno repressiva, alla convivenza tra omosessualità e religiosità, tra richieste familiari e sociali ed esigenze dalla vita gay, se volete, questi ragazzi potranno avere mille problemi ma si tratta di problemi comunque sostanzialmente esterni che non vanno a incidere sui nuclei profondi della personalità.
Per questi ragazzi, il problema dell’accettarsi come gay è un problema di relazioni sociali ma non è una problema di identità personale.
2) Alcuni ragazzi gay, non pochissimi, provengono da una vita autenticamente eterosessuale, hanno convissuto con una ragazza, hanno avuto con lei rapporti sessuali, si sono ritenuti convintamente eterosessuali per anni, addirittura fino a 25, 30 e anche 40 anni, alcuni di questi ragazzi si sono sposati e hanno anche avuto figli, tutto da perfetti eterosessuali. Questi ragazzi, che si ritengono eterosessuali e si comportano in tutto e per tutto da eterosessuali, possono scoprire la loro omosessualità in modo graduale, all’inizio senza nemmeno averne esatta percezione:
a) avvertono come meno soddisfacenti i rapporti sessuali con una ragazza o con la moglie,
b) non hanno un colloquio autentico con la compagna,
c) nel rapporto eterosessuale manifestano lentezza nell’erezione o difficoltà nel mantenerla,
d) si trovano molto bene con un amico in particolare, il migliore amico, e percepiscono come gradevole la sua compagnia,
e) preferiscono un pomeriggio passato in compagnia del migliore amico ad un’occasione di fare sesso con una ragazza a con la moglie,
f) vanno in erezione quando si trovano vicino al loro amico in situazioni in cui ad un etero non succederebbe, e in cui a questi ragazzi, prima, non succedeva,
g) hanno fantasie masturbatorie anche gay e, in una fase più avanzata, esclusivamente gay, anche se continuano ad avere rapporti eterosessuali con le loro compagne,
h) avvertono nettamente il fascino sessuale di alcuni ragazzi.
La spinta verso l’identità gay si manifesta gradualmente e via via cresce la consapevolezza attraverso fasi successive, caratterizzate da affermazioni del tipo:
a) sono etero al 100% ma qualche volta mi succedono cose strane,
b) sono etero con qualche fantasia gay,
c) forse sono bisex (in questo caso il concetto di bisex è usato in modo improprio, non come sarebbe corretto per riferirsi a persone che alternano lunghi peridi di vita gay a lunghi periodi di vita etero, ma per indicare una sessualità intermedia),
d) sono bisex, ho fantasie gay ma faccio sesso solo con le donne,
e) forse sono gay.
Tutto il percorso che abbiamo tratteggiato avviene in un ambiente tipicamente etero che per il ragazzo che si sente sempre più gay è sempre più estraneo. Nella sostanza un ragazzo che si trovi in queste condizioni oltre le difficoltà esterne tipiche dell’essere gay, di cui al punto 1), ha un enorme problema in più: convincersi gradualmente e progressivamente della propria identità gay, superando dubbi e incertezze, e questo è il vero problema dell’accettarsi come gay. Come corollario di questa ricostruzione di identità si presenta l’ulteriore problema di rendere conto alla propria compagna della propria omosessualità.
Fermiamoci ora in particolare sull’accettarsi come gay. Quando l’identità gay è stata per lungo tempo repressa, ma in modo dolce, senza cioè che la cosa sia avvertita come costrizione, il suo riaffiorare confligge fortemente con comportamenti, atteggiamenti mentali e abitudini di vita etero assunti negli anni precedenti.
Ovviamente, se un ragazzo ha vissuto una vita etero esclusivamente o prevalentemente di facciata, cioè senza una assimilazione profonda della identità etero, per quel ragazzo sarà decisamente più facile accettarsi come gay. Se invece un ragazzo ha assimilato profondamente l’identità etero, per lui accettarsi come gay sarà molto più difficile, è il caso dei gay sposati o di quelli che hanno alle spalle lunghe convivenze eterosessuali.
In genere, a parità d’età, i comportamenti dei ragazzi gay che si sono sentiti sempre tali e di quelli che sono arrivati ad accettare la propria identità gay con difficoltà in età non adolescenziale, sono alquanto diversi.
1) Un ragazzo/a che si è sentito sempre gay si è abituato gradualmente alla sua identità e ha maturato le prime esperienze affettive gay e spesso anche le prime esperienze sessuali in età adolescenziale. Questi ragazzi in genere sanno che cosa significa essere gay, cioè sanno che cosa possono aspettarsi in concreto da un rapporto affettivo o anche sessuale con un altro ragazzo. Per questi ragazzi il sesso gay non ha spetti troppo mitici e l’affettività gay ha una dimensione concreta.
2) Un ragazzo/a che ha faticato ad accettarsi come gay una volta scoperta la propria sessualità gay in età non adolescenziale, tende a enfatizzare la propria scoperta, a sopravvalutare ciò che l’affettività e la sessualità gay possono offrire, sottovalutando nel contempo i rischi. Questi ragazzi sono neofiti del mondo gay, spesso insicuri, sono portati ad innamorarsi dell’amore gay prima ancora che di un ragazzo e a recuperare il tempo perduto impegnandosi in ricerche frenetiche e spesso assolutamente unilaterali del ragazzo ideale. Accade spesso che si gettino a capofitto in avventure affettive e anche sessuali con persone sostanzialmente sconosciute o semisconosciute investendo su quelle persone tutta la propria emotività, sognando amori caratterizzati da fedeltà e dedizione reciproca totale. Talvolta questo ragazzi scambiano un contatto di tipo sessuale per una promessa di amore eterno e creano veri e propri rapporti di dipendenza con persone che finiranno per deluderli pesantemente.
L’accettazione tardiva della propria identità gay crea delle debolezze, cioè delle esigenze affettive difficilmente controllabili a livello razionale ed espone al rischio del un ripetuto circolo vizioso di illusioni e delusioni, in situazioni del genere l’amicizia seria di altri ragazzi gay, possibilmente gay fin dall’origine, è più necessaria del contatto sessuale e deve accompagnare la crescita dell’identità gay anche in chiave sessuale. Il confronto con altri gay che abbiano una maggiore esperienza della vera vita effettiva e sessuale gay permette ai ragazzi che hanno faticato ad identificarsi come gay di capire meglio che cosa questo significhi mettendo da parte gli entusiasmi immotivati che la scoperta della propria identità gay spesso comporta.
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