i problemi di comunicazione nella coppia

Problemi di comunicazione nella coppia
Autore: Dott.ssa Maura Santandrea
Sempre più persone chiedono una terapia a causa di problemi di comunicazione  nella loro vita di coppia, problemi che spesso generano malintesi, litigi, conflittualità di coppia
e un progressivo allontanamento reciproco.
Le persone vengono in terapia con la consapevolezza che manca qualcosa di importante nella loro relazione: un collante, una componente che li aiuti a ricostruire la dimensione
dell’intimità e della comprensione. A volte capita che un partner, dopo svariati tentativi, reputi ormai inutile continuare a cercare uno spazio di confronto con l’altro e si
distacchi sempre di più, evitando i momenti di condivisione, sviluppando una sorta di “istinto di sopravvivenza” che lo porta a puntare, suo malgrado, solo sulle proprie forze,
sulle proprie risorse, come se l’altro fosse ormai superfluo anzi, solamente fonte di dispiacere in quanto non riesce a comprendere i bisogni di chi gli sta vicino. Ognuno dei
due si costruisce una nicchia appartata in cui vive in solitudine, separato dall’altro ma ancora ufficialmente insieme, senza un vero dialogo, senza uno scambio autentico.
Generalmente, all’inizio di un rapporto, durante la fase dell’ innamoramento, ognuno sembra particolarmente disposto a parlare e ad ascoltare, a farsi conoscere e a voler
conoscere l’altro, in modo più spontaneo e naturale. Lo spazio che la coppia si ritaglia per affrontare la dimensione del “noi” è ricercato con maggior impegno.
Col trascorrere del tempo, questo spazio si riduce progressivamente, a causa di impegni apparentemente più incombenti; la comunicazione si fa più essenziale e,
nonostante alcuni partners continuino a comunicare “tra loro”, comunicano sempre meno “su di loro”, sui loro vissuti in rapporto con l’altro, sui loro stati d’animo,
sui loro desideri….
Alcune persone trascorrono anni in questo silenzio e nel frattempo crescono in solitudine, maturano separatamente l’uno dall’altro e ogni volta che la loro vita di coppia
fa incrociare i loro percorsi, si riscoprono vicendevolmente più diversi, scoprono l’altro sempre più distante dalla persona che era all’ inizio della loro storia,
più lontano dall’idea che uno aveva dell’altro, dalle aspettative e dalle speranze che alimentavano il desiderio di fare un percorso di vita insieme e perseguire un
progetto comune.  Ci si sente traditi, illusi, delusi, quasi ingannati: si perde la fiducia nell’altro e nella coppia.
Il senso di solitudine è alimentato soprattutto dalla percezione di una profonda diversità riscontrata nell’altro rispetto a noi stessi, una diversità
che all’inizio della relazione non assumeva questo peso: o non era vista, o non destava preoccupazione perché si pensava di poter cambiare l’altro o che egli sarebbe
“maturato” nel tempo. In questa fase iniziale del rapporto si era molto più colpiti dalle somiglianze con l’altro più che dalle differenze e le le diversità
esistenti potevano venire  interpretate anche come stimoli più che ostacoli.
Se all’inizio si stava insieme soprattutto grazie alle somiglianze, col tempo ci si allontana prevalentemente a causa delle differenze.
Questo accade quando  due partners crescono “uno accanto all’altro” ma  “non con l’altro”, nel frattempo  i loro pensieri si evolvono, il loro mondo interiore si
complessifica, le loro esigenze mutano, la loro visione della vita si arricchisce ma la persona che hanno accanto non ne è a conoscenza e spesso ciò accade proprio
perchè non c’è più uno “spazio-noi” in cui comunicare questi cambiamenti o essere recettivi a quello che l’altro cerca di comunicarci. Si può incorrere nel rischio di
dare per scontato che l’altro sappia cosa generi il nostro piacere o dispiacere, come dovrebbe comportarsi per farci stare bene oppure si può cadere nell’errore di
pensare che non ci sia bisogno di comunicare i nostri pensieri, tanto “l’ altro può capirmi anche se non parlo”! Quando ci si rende conto che tutto ciò che noi avevamo
supposto non accade e che l’altro non è in grado di comprendere le nostre esigenze, allora subentra un profondo senso di rabbia, frustrazione, delusione perché assumiamo
la consapevolezza che l’altro non ci conosce come noi vorremmo e che noi stessi non conosciamo abbastanza la persona che abbiamo vicina: molti gesti sottintesi, finiscono
per diventare malintesi.
La comunicazione utile ed efficace, all’interno di un rapporto, presuppone due dimensioni indispensabili:
1) riuscire ad esprimere    le  proprie emozioni, esigenze personali e di coppia in modo comprensibile per l’altro, sia a livello verbale che non verbale,
attraverso comportamenti e gesti significativi ed eloquenti;
2) riuscire a  comprendere i bisogni e le emozioni dell’altro attraverso un atteggiamento di ascolto e osservazione reali, in assenza di quella dose di
pregiudizio che ostacola l’accettazione sincera del modo di essere dell’altro.
Questi aspetti della comunicazione della coppia non sono semplici da perseguire, soprattutto perché bisogna mantenere una costante attenzione sulla salute
del rapporto attraverso interessamento reciproco e impegno nel desiderio di voler esprimere se stessi e comprendere l’altro.
Quando queste risorse sono arrugginite ormai da  lungo tempo, a volte è difficile ristabilire una comunicazione che assicuri un contatto genuino con la
persona amata e spesso la presenza  di un professionista esterno alle dinamiche di coppia, un terapeuta, riesce ad aiutare i partners a riappropriarsi delle proprie
capacità comunicative e relazionali e a ristabilire una relazione equilibrata e rispettosa dei vissuti di ognuno.
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Sempre più persone chiedono una terapia a causa di problemi di comunicazione  nella loro vita di coppia, problemi che spesso generano malintesi, litigi, conflittualità di coppia e un progressivo allontanamento reciproco.
Sempre più spesso le coppie cercano un mediatore familiare con la consapevolezza che manca qualcosa di importante nella loro relazione: un collante, una componente che li aiuti a ricostruire intimità e comprensione.
A volte capita che un partner, dopo svariati tentativi, reputi ormai inutile continuare a cercare uno spazio di confronto con l’altro e si distacchi sempre di più, evitando i momenti di condivisione, sviluppando una sorta di “istinto di sopravvivenza” che lo porta a puntare, suo malgrado, solo sulle proprie forze, sulle proprie risorse, come se l’altro fosse ormai superfluo anzi, solamente fonte di dispiacere in quanto non riesce a comprendere i bisogni di chi gli sta vicino. Ognuno dei due si costruisce una nicchia appartata in cui vive in solitudine, separato dall’altro ma ancora ufficialmente insieme, senza un vero dialogo, senza uno scambio autentico.
Generalmente, all’inizio di un rapporto, durante la fase dell’ innamoramento, ognuno sembra particolarmente disposto a parlare e ad ascoltare, a farsi conoscere e a voler conoscere l’altro, in modo più spontaneo e naturale. Lo spazio che la coppia si ritaglia per affrontare la dimensione del “noi” è ricercato con maggior impegno.
Col trascorrere del tempo, questo spazio si riduce progressivamente, a causa di impegni apparentemente più incombenti; la comunicazione si fa più essenziale e, nonostante alcuni partners continuino a comunicare “tra loro”, comunicano sempre meno “su di loro”, sui loro vissuti in rapporto con l’altro, sui loro stati d’animo, sui loro desideri….
Alcune persone trascorrono anni in questo silenzio e nel frattempo crescono in solitudine, maturano separatamente l’uno dall’altro e ogni volta che la loro vita di coppia fa incrociare  i loro percorsi, si riscoprono vicendevolmente più diversi, scoprono l’altro sempre più distante dalla persona che era all’ inizio della loro storia, più lontano dall’idea che uno aveva dell’altro, dalle aspettative e dalle speranze che alimentavano il desiderio di fare un percorso di vita insieme e perseguire un progetto comune.  Ci si sente traditi, illusi, delusi, quasi ingannati: si perde la fiducia nell’altro e nella coppia.
Il senso di solitudine è alimentato soprattutto dalla percezione di una profonda diversità riscontrata nell’altro rispetto a noi stessi, una diversità che all’inizio della relazione non assumeva questo peso: o non era vista, o non destava preoccupazione perché si pensava di poter cambiare l’altro o che egli sarebbe “maturato” nel tempo. In questa fase iniziale del rapporto si era molto più colpiti dalle somiglianze con l’altro più che dalle differenze e le le diversità esistenti potevano venire  interpretate anche come stimoli più che ostacoli.
Se all’inizio si stava insieme soprattutto grazie alle somiglianze, col tempo ci si allontana prevalentemente a causa delle differenze.
Questo accade quando  due partners crescono “uno accanto all’altro” ma  “non con l’altro”, nel frattempo  i loro pensieri si evolvono, il loro mondo interiore si complessifica, le loro esigenze mutano, la loro visione della vita si arricchisce ma la persona che hanno accanto non ne è a conoscenza e spesso ciò accade proprio perchè non c’è più uno “spazio-noi” in cui comunicare questi cambiamenti o essere recettivi a quello che l’altro cerca di comunicarci. Si può incorrere nel rischio di dare per scontato che l’altro sappia cosa generi il nostro piacere o dispiacere, come dovrebbe comportarsi per farci stare bene oppure si può cadere nell’errore di pensare che non ci sia bisogno di comunicare i nostri pensieri, tanto “l’ altro può capirmi anche se non parlo”!
Quando ci si rende conto che tutto ciò che noi avevamo supposto non accade e che l’altro non è in grado di comprendere le nostre esigenze, allora subentra un profondo senso di rabbia, frustrazione, delusione perché assumiamo la consapevolezza che l’altro non ci conosce come noi vorremmo e che noi stessi non conosciamo abbastanza la persona che abbiamo vicina: molti gesti sottintesi, finiscono per diventare malintesi.
La comunicazione utile ed efficace, all’interno di un rapporto, presuppone due dimensioni indispensabili:
1) riuscire ad esprimere    le  proprie emozioni, esigenze personali e di coppia in modo comprensibile per l’altro, sia a livello verbale che non verbale, attraverso comportamenti e gesti significativi ed eloquenti;
2) riuscire a  comprendere i bisogni e le emozioni dell’altro attraverso un atteggiamento di ascolto e osservazione reali, in assenza di quella dose di
pregiudizio che ostacola l’accettazione sincera del modo di essere dell’altro.
Questi aspetti della comunicazione della coppia non sono semplici da perseguire, soprattutto perché bisogna mantenere una costante attenzione sulla salute del rapporto attraverso interessamento reciproco e impegno nel desiderio di voler esprimere se stessi e comprendere l’altro.
Quando queste risorse sono arrugginite ormai da  lungo tempo, a volte è difficile ristabilire una comunicazione che assicuri un contatto genuino con la persona amata e spesso la presenza  di un professionista esterno alle dinamiche di coppia, un terapeuta, riesce ad aiutare i partners a riappropriarsi delle proprie capacità comunicative e relazionali e a ristabilire una relazione equilibrata e rispettosa dei vissuti di ognuno.
Autore: Dott.ssa Maura Santandrea

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