Il Love coaching aiuta attivamente le persone a relazionarsi efficacemente, come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, con un lavoro più profondo possiamo giungere alla conclusione che per amare, dobbiamo iniziare ad amare noi stessi, unica garanzia di sincero amore.
Esiste qualcuno che sa amare? Certo: ad immagine e somiglianza di qualcuno. Di mia madre o mio padre di altri che ho idealizzato. Cerchiamo così di essere accolti, anziché accogliere, di essere amati anziché cedere nel bisogno altrui che reclama amore. Amare è rivelare all’altro la sua bellezza intrinseca, la sua capacità di essere al mondo, e questi non aspetta altro che la nostra fiducia come dono per questo riconoscimento. Appena guardiamo l’altro come un valore, entriamo in un’ottica di spontanea attenzione che ci lascia vedere quanto amiamo. Questo sguardo è purtroppo offuscato da filtri di giudizi, ostacolato dalla paura di soffrire.
La capacità d’amare è arrugginita rimasta bloccata, ripiegata come una fisarmonica non usata per anni. Come spesso i bambini dopo la nascita di un fratello, che appare come rivale o addirittura come negazione del valore di cui si godeva in quanto primogenito, l’adolescente fa di tutto per conquistare l’affetto del padre, come se dovesse per questo sorpassare in tutto gli altri. Diventa più intelligente degli altri dieci fratelli, nati prima di lui da donne meno amate di sua madre dal padre. Diventa uno dei tanti geni che hanno avuto una vita affettiva di una povertà sconcertante! Viene giudicato probabilmente “senza cuore”, senza capire la disperazione nascosta dietro al suo handicap emotivo. Si estenua per dimostrare quanto lui sia bravo o brava (specialmente ad amare).
Questo personaggio infatti prova ancora il bisogno di valorizzarsi, raccontando questa volta la sua bravura a saper amare. La sua ricerca affannosa di conferma lo spinge ad ostentare amore e quindi a farsi rifiutare. Il baratro diventa ancora più spaventoso. Come può un bambino in cerca di conferme, non essere super obbediente ai genitori? Delusi si continua a dimostrare un essere eccezionale. Dovere a tutti costi farsi non solo accettare ma ammirare. Comprato dal bisogno degli altri che si innamorano di lui. Il bisogno di d’essere amati si incontra per ragioni diverse col bisogno di raccontare la proprio storia all’altro, questo suscita innamoramenti continui che spesso rappresentano semplicemente il bisogno di presentarsi e di raccontarsi per scegliere poi se offrirsi all’altro o meno.
A questo punto la preoccupazione di perfezione non permette di percepire la parte di strumentalizzazione che induce a sedurre l’altro pur di non fallire. C’è un tempo per “rientrare in sé”. Il momento necessario della riflessione sulla relazione che induce a fare autoanalisi, prendere coscienza di tutto quello che capita, di chi in passato ci ha sempre guidato verso la conferma di “essere” e che ora si riproduce sotto mentite spoglie.
Guglielmo De Martino
Vi aspetto per la terza parte di questo articolo
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Love Coaching: dipendere da un’amore impossibile
Un abbraccio
Anna De Angelis
Love coaching e Consulenze
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